STORIA DI UN ALBERO ANTIPATICO E DELL’HACKER CHE RUBO’ LE MAIL PROIBITE

Posted on 15 gennaio 2010

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Questa pausa weekend la voglio dedicare interamente a vecchie notizie sul sempre attuale problema del clima. Meditate gente, meditate sulla forza di volontà che muove questi Serpeverde (nomignolo familiare attribuibile agli alfieri del catastrofismo climatico a tutti i costi). Buon week end.

UNO

Partiamo dal dove: Maldive, l’ultima frontiera del paradiso vacanziero.
Cosa: un albero vicino alla costa nel 2003 è stato abbattuto da attivisti australiani che combattono contro il cambiamento climatico.
COSA?
Si, avete letto bene: ambientalisti che abbattono un albero. Ma come, le piante non erano gli unici organismi viventi in grado di salvare questo nostro (nostro? No, loro!) pianeta dalla morte per asfissia?

Perchè sradicarlo allora? Perchè questo era un vecchio albero cocciuto ed antipatico. Si trovava lì vicino alla costa almeno dal 1950. Fin qui, sembrerebbe nulla di male. Purtroppo per l’albero però il professor Nils-Axel Morner, capo dell’istituto di Geofisica e Geodinamica all’Università di Stoccolma, aveva deciso di utilizzarlo come prova schiacciante del mancato innalzamento dei mari in quella zona. E qui per il povero vegetale sono iniziati i guai perchè, cocciutamente, ha continuato a tenere a distanza le onde, evitando di convalidare le ipotesi di innalzamento del livello marino. Il discorso del professor Morner è semplice: se le acque si fossero innalzate anche di poco, i flutti avrebbero sommerso l’albero: dato che questo non è avvenuto, ma, al contrario, questo è sempre nello stesso posto da più di cinquant’anni, di conseguenza anche il mare deve essere rimasto allo stesso livello; o meglio, come scrive lo stesso Morner in una lettera da lui indirizzata al presidente delle Maldive Nasheed datata 20 ottobre 2009, “dal 1790 al 1970 il livello del mare è risultato di circa 20 cm più elevato rispetto ad oggi” ma “nel 1970 il livello del mare è sceso di circa 20 cm portandosi al suo livello attuale” e “il livello del mare è rimasto poi stabile negli ultimi 30 anni, il che implica che non vi sono tracce di allarmante innalzamento. Tali dati di fatto ci consentono di affermare che le Maldive non sono condannate di subire nel prossimo futuro rovinosi allagamenti e ad analoghe considerazioni si prestano le zone costiere di tutto il mondo“.

Ma perchè il professor Morner ha aspettato fino a ottobre 2009 per scrivere al presidente maldiviano quando l’albero è stato abbattuto nel 2003? Forse tutto è già stato cancellato dalla nostra memoria di consumatori di notizie, ma il 17 ottobre la riunione di Gabinetto delle Maldive fu tenuta in questo modo:

Qui potete trovare l’originale inglese della lettera del professor Morner, mentre qui la traduzione in italiano (via SviPop).

DUE

Passiamo al mese successivo e all’hacker che la notte del 19 novembre ha rubato centinaia di email interne del Centro di ricerche sul clima dell’Università dell’East Anglia, in Inghilterra. Senza ombra di dubbio si è trattato di un atto di pirateria informatica penalmente perseguibile, ma.. illuminante ed utile sotto certi punti di vista. I retroscena che queste mail svelano potrebbero infatti mettere in imbarazzo molti esponenti del catastrofismo ambientale. Tra tutti gli stralci delle mail pubblicati vi riporto il mio preferito: “sappiamo tutti che in questo dibattito il problema non è affatto ciò che è vero o falso”. Qui potete leggere l’articolo di Piero Vietti sul suo blog Cambi di Stagione a proposito di quanto accaduto. Qui e qui i due articoli pubblicati sulla questione dal Corriere della Sera ma del secondo sugli hacker russi non ho trovato altre conferme, nemmeno in questo articolo di Repubblica che è l’unico pubblicato che cita l’intera vicenda. Qui un video di dibattito (in inglese) sull’argomento.

Buona lettura! A lunedì

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Posted in: 2010